Category Archive Sostegno a distanza

Progetto North Kinangoph

IN AIUTO DI NORTH KINANGOPH

L’ospedale sorge a circa 130 Km a nord di Nairobi, sull’altopiano del Nyandarua e ai piedi delle catene dell’Aberdere. La cittadina più vicina, Naivasha dista circa 30 Km dall’ospedale mentre il capoluogo del distretto, Nyahururu è a circa 90 km. 

L’ospedale pur essendo relativamente vicino a Nairobi è abbastanza isolato a causa delle vie di comunicazione. La strada di collegamento a Naivasha è per una ventina di chilometri non asfaltata e difficile da transitare durante il periodo delle piogge.

Ricerchiamo personale di terapia intensiva e sala operatoria da poter inviare per missioni di 10 / 15 giorni i supporto e formazione al personale locale.

Personale locale coadiuvato saltuariamente da personale specializzato che arriva dall’Italia lavora costantemente per aiutare le povere persone dell’altopiano.

Personale richiesto :

rianimatori esperti di terapia intensiva

infermieri di terapia intensiva

Progetto Palestina

 PROGETTO BETLEMME

Contesto di riferimento

Betlemme è una cittadina situata all’interno dei Territori Palestinesi, separata da Gerusalemme dal muro costruito a partire dalla fine della Seconda Intifada. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, l’aumento dell’intensità del confronto ha costretto i palestinesi a confrontarsi con sfide sempre più dure: le incursioni dell’esercito israeliano, le ritorsioni mirate, le difficoltà di movimento, l’impossibilita di avere un lavoro in Israele, l’istituzione di nuovi posti di blocco, l’isolamento di intere città, e la costruzione del Muro di separazione tra Israele e i Territori. Tutte condizioni, queste, che hanno fortemente diminuito le disponibilità economiche della gente, rendendo le loro condizioni di vita molto dure e incerte. In questo contesto i bambini e gli anziani sono coloro i quali pagano il prezzo più alto. Crescendo in un ambiente in cui la violenza è la norma, i primi, specialmente se affetti da handicap, sono privati delle esigenze basilari della loro fanciullezza, i secondi, invece, a causa dell’assenza di un sistema previdenziale che garantisca loro una pensione, assistenza medica e supporto sociale, vivono in situazioni di solitudine e abbandono, che raramente vengono affrontate dalla società palestinese, nella quale la cultura della cura degli anziani non è pratica comune. Il quadro, già critico, peggiora in riferimento alle persone affette da disabilità. All’interno dei Territori Palestinesi, la città di Betlemme è terza per numero di persone diversamente abili, molte delle quali sono molto giovani, affette soprattutto da problemi mentali congeniti. Una delle cause principali di questi problemi è sicuramente l’alta percentuale di matrimoni tra consanguinei (ad esempio, fra cugini di primo o secondo grado). Per questa ragione, spesso all’interno di una stessa famiglia vi possono essere più soggetti affetti da svariate sindromi o malformazioni. I casi più frequenti riguardano paralisi cerebrali, con forti difficoltà motorie, forme più o meno gravi di spasticità, o affetti da sindrome di Down. Purtroppo, per le ragioni già citate, essi non hanno accesso a cure specializzate e puntuali, e spesso le loro famiglie non possono, o non vogliono, aiutarli e sostenerli. In una società in cui avere figli disabili viene considerato come un castigo in seguito a colpe dei membri delle famiglie d’origine, riconoscere l’handicap dei propri figli o parenti rappresenta un grande limite sociale. Per questo, capita che chi vive questa particolare situazione, spesso chiuda in casa il proprio figlio affetto da disabilità, costringendolo a vivere in isolamento, invisibile, nascosto dalla vista degli altri, oppure, incapace di fronteggiare la pressione sociale, lo abbandoni, per strada o in una casa d’accoglienza. In Palestina, quindi, i bambini disabili e affetti da malformazioni risultano doppiamente svantaggiati, oltre a vivere in un ambiente povero e caratterizzato da una situazione endemica di tensione, infatti, subiscono l’abbandono da parte delle famiglie che vedono nell’handicap un disonore. Alcuni, non sapendo come gestire la condizione di disabilità dei figli, preferiscono non tenerli con sé, altri, invece, pur accettandoli, non credono sia possibile migliorarne la condizione di disabilità iscrivendoli a scuole specifiche, adottando terapie mirate, e riservandogli cure attente, quindi si limitano a nutrirlo e a mantenerlo in vita.

Organizzazione

World Medical Aid è’ una associazione di volontariato , Il nostro impegno è quello di reperire fondi e materiali tecnologici, assistere economicamente le zone, le persone e le famiglie in patria, in Africa ed in altri paesi disagiati, fornendo opportunità globali e partnership che favoriscano un maggior senso di dignità e convivenza pacifica attraverso l’educazione , l’assistenza sanitaria globale , lo sviluppo sociale e comunitario, la tecnologia moderna e miglioramenti agricoli . Ma soprattutto prestare assistenza sanitaria nell’ambito dell’assistenza

Partner :

ATS-Associazione Pro Terra Sancta è l’associazione no profit (Ong-Onlus) a servizio della Custodia di Terra Santa, presente laddove risiedono i frati francescani in Medio Oriente, e ufficialmente riconosciuta dal Ministero Italiano degli Affari Esteri, con interventi finalizzati al sostegno e alla formazione delle comunità cristiane, a e di aiuto umanitario alle popolazioni in difficoltà. fondata sul metodo dell’incontro con l’altro, a prescindere da ogni appartenenza religiosa, condizione sociale e provenienza etnica.

Sintesi progettuale

L’obiettivo del progetto è aiutare l’Hogar Niño Dios, luogo di accoglienza e cura di bambini e di giovani disabili, ma anche e soprattutto un luogo di crescita e formazione personale. Il progetto si propone di dare aiuto al personale della struttura con l’invio di volontari di varie specialistiche. Sorta nel 2005 nelle vicinanze della Basilica della Natività, la Casa di Accoglienza Hogar Niño Dios è una struttura che ospita bambini e giovani donne in grave necessità, affetti da disabilità fisiche o mentali più o meno gravi, orfani o provenienti da famiglie non in grado di far fronte alla loro condizione. La casa, gestita da un piccolo gruppo di suore, ed oggi accoglie circa 29 ospititra bambini e ragazzi, sia maschi che femmine, musulmani e cristiani, provenienti dalla città di Betlemme e dalle zone limitrofe. La maggior parte degli ospiti sono residenti nella struttura, mentre una piccola parte di loro vi accede dopo pranzo per partecipare alle attività pomeridiane del centro. I bambini vengono portati all’Hogar direttamente dalle famiglie o da altri centri d’accoglienza che non possono tenerli perché non attrezzati a far fronte alle loro necessità. La terapia dei bambini comprende interventi settimanali di fisioterapia, idroterapia e musicoterapia. Da settembre 2015 è stata aperta una scuola all’interno della casa. Gli ospiti vengono seguiti da tre docenti specializzate e una suora incaricata che propongono loro attività scolastiche facilitate e calibrate per venire incontro alle esigenze di ciascuno.

Beneficiari :

Diretti

– i 29 ospiti della casa d’accoglienza;

– le famiglie;

– le suore che gestiscono la casa.

Indiretti 

-la comunità civile di Betlemme, BeitJala e BeitSahour.

Personale :

terapista occupazionale

ausiliario socio sanitario

altro

Mansioni :

Terapista occupazionale : lavoro specifico con i bambini

ausiliario socio sanitario : lavoro con i bambini per cio che concerne la somministrazione dei pasti, igiene, ecc

altro : riordino della casa, servizio mensa, cucina, giochi ed intrattenimento

dei bambini

durata della missione :

10 giorni

costi a carico del volontario :

( 2 volontari ogni missione)

200 € volo ( variabile in relazione al periodo ed al vettore)

150 € contributo per alloggio B/B ( con prima colazione autogestita)

90 € transfer da Tel Aviv a Betlemme A/R

Storie

Baba – Adisa – Salvator – NelliseBlayse

 

 

Baba

 

Baba ha 66 anni.

E’ completamente cieco da almeno 5 anni a causa di una cataratta bilaterale.

Viene dal lago Turkana e in tutti questi anni è stato costantemente assistito dalla presenza di uno dei tanti nipoti che tenendolo per mano lo accompagna in tutta la giornata.Si presenta con un bastone tipo quello utilizzato da Charlotte… ma costruito con un tondino di ferro da carpentiere che pesa almeno 1 kg e mezzo.Per affrontare il lungo viaggio ha dovuto vendere metà delle sue pecore.Quando andiamo a trovarlo 3ore dopo l’intervento ci accoglie con un grande sorriso mentre si guarda le mani e finalmente CI VEDE,

Sarà lui adesso ad accompagnare i nipoti nei campi e tornare a badare alle sue preziose pecore.

Adisa

Adisa ha 35 anni ed è affetta da strabismo divergente.


Salvator

Biziyimana Salvator, è il nome di questo simpatica persona che vede
pochissimo da un occhio e nulla dall’altro a causa di una cataratta
bilaterale che lo sta rendendo cieco.
Vive in un minuscolo villaggio a qualche chilometro da Bururi e si è
fatto accompagnare in ospedale dal nipotino quando ha saputo che ci
sono dei Muzungu che operano gli occhi gratis. Hanno impiegato
tutto il pomeriggio di ieri per arrivare a Bururi ed una volta qui si sono messi in attesa davanti
all’ambulatorio. La lista di questo
giorno è piena, la nostra ortottista ha visite almeno fino alle 19 e 30.
Con la pazienza che è tipica della povera gente, si mette in attesa, passerà la notte fuori dalla porta
sotto un piccolo porticato per ripararsi dall’eventuale pioggia e domani mattina sarà uno dei primi
ad essere visitato.
Potrà andare di nuovo al suo piccolo appezzamento di terreno, occuparsi di nuovo dei nipotini e non
il contrario ….. quando si opera una persona anziana si “libera” il bambino che funge da
accompagnatore, gli si permette di andare a scuola, di andare a giocare.

Nellyse

Nellyse ha sette mesi ed è affetta da cataratta congenita bilaterale. Riconosce la sua mamma solo dall’odore e dal seno al quale si attacca
avidamente per mangiare. Cieca fin dalla nascita, la operiamo il 1° maggio 2012 con tecnica ‘Faco’, quindi con la rimozione delle cataratte
attraverso gli ultrasuoni ed impiantiamo due lenti da 22 diottrie. Questo scricciolo ci commuove, così minuta occupa solo una piccolissima parte del tavolo operatorio, intubata, assistita dall’anestesista e dai tre infermieri del gruppo. L’oftalmologo esegue con la solita abilità questa delicatissima operazione. Tutto prosegue senza intoppi ed al risveglio di Nellyse facciamo tutti a gara per tenerla in braccio La mattina dopo, quando vengono tolte le bende, notiamo con emozione che la bambina è attirata dalla luce. Sta bene e, come conferma la mamma, mangia regolarmente. Siamo felici di pensare che questa bambina è ora in grado di vedere il mondo con i propri occhi.

Blaise

Abbiamo conosciuto Blaise il 16 novembre 2010, portato in braccio dalla mamma. Il piccolo ha tre anni e sembra abbia una cataratta congenita, gia diagnosticata ma non operata in quanto la mamma non ha i soldi per pagarsi l’intervento chirurgico. Nella lingua Kirundi il cognome è legato ad un
fatto, ad un avvenimento, o ad una speranza e il capofamiglia lo assegna al bambino alla nascita. Nel caso di Blaise significa “colui che tutto può”.
E’ completamente cieco, quando lo visitiamo ci sente parlare in una lingua a lui sconosciuta, si vede che ha paura ed è frastornato, la mamma allora gli spiega, che noi siamo Muzungu ,che nella loro lingua significa semplicemente  “Uomo Bianco”.Dopo la visita decidiamo di poterlo operare ad un occhio per potergli dare finalmente la possibilità di vedere. A seguito dell'intervento, dopo il suo risveglio, Blaise è un pochino intimidito e impaurito per “ambiente che non conosce. E’ per lui tutto nuovo, compresi questi medici “muzungu” che ora finalmente vede! Blaise ora ci sorride, dietro quei suoi occhiali scuri che per i primi mesi lo proteggeranno dai raggi del sole!”

 

Video

Guarda i video delle nostre missioni.